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brano
 
Cicerone
Della divinazione, II, 116
 
originale
 
116 utrum igitur eorum accidisset, verum oraclum fuisset. Cur autem hoc credam umquam editum Croeso? Aut Herodotum cur veraciorem ducam Ennio? Num minus ille potuit de Croeso quam de Pyrrho fingere Ennius? Quis enim est, qui credat Apollinis ex oraclo Pyrrho esse responsum: "aiio te, Aeacida, Romanos vincere posse"? Primum latine Apollo numquam locutus est; deinde ista sors inaudita Graecis est; praeterea Pyrrhi temporibus iam Apollo versus facere desierat; postremo, quamquam semper fuit, ut apud Ennium est, "stolidum genus Aeacidarum - bellipotentes sunt magis quam sapientipotentes -", tamen hanc amphiboliam versus intellegere potuisset, "vincere te Romanos" nihilo magis in se quam in Romanos valere; nam illa amphibolia, quae Croesum decepit, vel Chrysippum potuisset fallere, haec vero ne Epicurum quidem.
 
traduzione
 
116 si fosse verificata l'una o l'altra delle due possibilit?, l'oracolo sarebbe egualmente apparso vero. Perch?, d'altra parte, dovrei credere che Creso abbia mai ricevuto realmente questo responso? O perch? dovrei considerare Erodoto pi? verace di Ennio? Erodoto non pot? forse essere stato meno fantasioso a proposito di Creso di quanto lo fu Ennio a proposito di Pirro? Chi ? disposto a credere che Pirro ricev? dall'oracolo di Apollo il responso: "Dico te, Eacide, poter vincere i romani"? Innanzi tutto, Apollo non parl? mai in latino; poi, di questo responso gli autori greci non sanno nulla; inoltre, al tempo di Pirro Apollo aveva gi? smesso di far versi; e infine, sebbene sia sempre stata, come Ennio dice, "Stolta la stirpe degli Eacidi - son potenti in guerra pi? che nella saggezza -", tuttavia Pirro avrebbe potuto capire che il doppio senso contenuto in quel verso, "te vincere i romani", non era per nulla pi? favorevole a lui che ai romani. Ch? quel doppio senso che ingann? Creso avrebbe potuto ingannare anche un Crisippo, ma questo, relativo a Pirro, non avrebbe ingannato neanche Epicuro.
 

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